Auto a benzina e diesel: stop alle vendite dal 2035

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Auto – ll Parlamento europeo riunito a Strasburgo ha approvato nel pomeriggio di oggi la proposta della Commissione europea che prevede il divieto di vendita per le case automobilistiche di auto a benzina o diesel a partire dal 2035. Si tratta della prima, importante proposta del piano europeo Fit for 55 che incassa l’ok dell’emiciclo europeo

L’emendamento proposto dal Ppe, che prevedeva di limitare la riduzione delle emissioni per le auto entro il 2035 del 90% invece del 100%, è stato bocciato. La proposta complessiva sostenuta dalla sinistra europea e dai liberali di Renew Europe ha ottenuto 339 voti a favore e 249 contrari. Il Ppe, in quest’ottica, si è saldato nell’urna con le formazioni alla sua destra, il gruppo dei Conservatori e Riformisti (Ecr) e quello Identità e Democrazia. I gruppi Ecr e Id insistono sulla necessità di tutelare le imprese europee e i lavoratori colpiti dalla dismissione del settore auto tradizionale, mentre il Partito Popolare Europeo da tempo si muove temendo che la dipendenza dalle batterie prodotte con la tecnologia cinese renda l’Europa subordinata rispetto alla Repubblica Popolare.

“Dire no a questo emendamento significa far perdere centinaia di migliaia di posti di lavoro in Italia. Spiace che la sinistra abbia dimenticato cosa significa la politica industriale”, ha sottolineato il vicepresidente del Ppe Antonio Tajani, esponente di Forza Italia, dopo la bocciatura della proposta del centrodestra europeo.

La riduzione delle emissioni di anidride carbonica, è il ragionamento di Tajani, non può prescindere dalla difesa delle imprese e dei lavoratori, perché la conversione del settore necessita di tempi ragionevoli. Sul tema dell’ambientalismo pragmatico si fondavano anche gli emendamenti Ppe approvati oggi per modificare lo schema Ets, poi naufragato per la saldatura tra centro-sinistra (Socialisti e Democratici), sovranisti e Verdi contro il piano approvato da Ppe e Liberali di Renew Europe.

La misura approvata, è bene sottolinearlo, non impone chiaramente in forma esplicita uno stop alla produzione, ma ragiona partendo proprio dalle emissioni connesse al settore dei trasporti, fonte di un quinto dell’inquinamento comunitario (20,4% di emissioni di anidride carbonica europee). La misura approvata da un Parlamento europeo in cui la larga coalizione che sostiene la Commissione si è spaccata nuovamente prevede alla lettera l’obiettivo di ridurre le emissioni medie delle auto di nuova immatricolazione del 55% entro il 2030 e del 100% entro il 2035 rispetto ai livelli del 2021. Per i nuovi furgoni gli obiettivi di riduzione sono rispettivamente del 50% e del 100%. I veicoli già in circolazione in entrambe le datecontinueranno a poterlo fare fino alla fine della vita operativa, nel rispetto delle ulteriori norme approvate. L’Europarlamento ha infatti avallato la proposta della Commissione europea di aumentare l’obiettivo obbligatorio di riduzione dei gas a effetto serra per il 2030 a livello Ue dal 30% previsto dalle norme attuali al 40%. Tutti gli Stati membri devono ridurre le emissioni con obiettivi compresi tra il 10 e il 50% (-43% per l’Italia) partendo proprio dal taglio alle emissioni del settore trasporti. “Il cambiamento, che sarà epocale, richiede un enorme sforzo di tutte le parti in causa, dalle istituzioni europee agli Stati membri e alle case costruttrici di veicoli, che sarà comunque ben supportato economicamente mediante la creazione di un Fondo sociale per clima dal valore di circa 10 miliardi di euro l’anno”, ha scritto ieri Sicurauto. Il punto di caduta di questo problematico voto è il fatto che il voto sul Fondo sociale, assieme a quello sui dazi verdi (Cbam) è stato rinviato dopo il disastro sull’Ets. Ad oggi l’Europarlamento ha dunque passato una prescrizione senza risarcimenti di ogni sorta per industrie, lavoratori, attori del settore e dell’indotto. Con tutte le problematiche conseguenze economiche e produttive che si possono causare imponendo un’accelerazione a cui l’Europa, patria dell’industria automobilistica più integrata e di punta, non è sembrata sinora disposta.

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