Macron rivince con i rimbrogli

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La novità in Francia è che anche Jean Luc Melenchon è stato incastrato dai brogli che in precedenza non aveva denunciato sebbene fossero evidenti e così alla sinistra accade la stessa cosa che alla destra, vedendosi superare all’ultimo momento dal chi “non può perdere” . Al primo turno turno delle presidenziali  accadde un fatto singolare: dopo lo scrutinio del 60 per cento dei voti  Le Pen era in testa su Macron che alla fine però vinse e superò l’avversaria principale con  4 punti percentuali di vantaggio, Un risultato matematicamente possibile, ma statisticamente molto improbabile. Melenchon arrivò a una manciata di voti di distanza, anch’egli vittima dei numeri ballerini e consigliò il suo elettorato di votare per Macron, comme d’habitude.  Al secondo turno, quello decisivo,  i conduttori della trasmissione elettorale, attorno alle 21,12 riferirono i dati  diramati del Ministero dell’interno che davano  14.603.774 per Le Pen e 14.338.938 per Macron. Dopo di che silenzio per un’ora e mezza e quando i dati vennero aggiornati  si scoprì che la leader del Rassemblent national aveva perso quasi tre milioni di voti. La sua avanzata di prima era stata provocata da un bug del sistema. Anche Macron aveva perso  qualcosa, circa 145 mila voti, giusto per la decenza. Certo è un bug molto interessante questo perché ha precise idee politiche. I giornaloni e le Monde in primo piano, hanno tentato  di giustificare questo strano evento dicendo che in realtà l’errore riguardava solo la trasmissione elettorale di France 2 e il suo sistema di collegamento automatico con i dati ufficiali del ministero, che quest’ultimo non aveva mai parlato di 14 e passa milioni di voti per la Le Pen, che alle 21.40 del 24 aprile 2022, per esempio, il sito ministeriale  conteggiava 9,6 milioni di voti per Emmanuel Macron e 8,6 per Marine Le Pen. Peccato che questa  fosse una bugia totale perché per tutta la notte il ministero aveva solo mostrato i dati del primo turno elettorale.

Melenchon tuttavia, non ha  fatto il minimo accenno  a questi fatti inquietanti che dovrebbero indurre a un’indagine su tutti i sistemi elettronici di calcolo o di lettura schede che ormai vengono usati, praticamente senza alcun controllo e che sono facilissimi da alterare, potrebbe farlo persino un ragazzino. Come si spiega ad esempio – per restare alle presidenziali francesi –  che  tutte le schede per il voto lette dalle apposite macchine elettroniche, al contrario di quelle scrutinate a mano, danno Macron al 75 per cento dei suffragi?  O ancora l’enormità di schede nulle arrivate a 750 mila o i quasi 2 milioni e 300 mila schede bianche nella stragrande maggioranza  derivate da un fallita lettura elettronica? Tutti interrogativi  e assolte stranezze oer non dire impossibilità statistiche che forse la politica dovrebbe  affrontare di petto, ma che tiene invece chiusi in un cassetto forse perché a tutti stava bene che l’uomo dei Rothschild  rimanesse  all’Eliseo. Solo che adesso alle legislative è accaduto anche a Melenchon:  in testa con la coalizione di sinistra su quella del presidente nelle proiezioni, alla fine ha perso per 21 mila voti e ha gridato al broglio e alla manipolazione dei dati ( lamentazioni  poi rapidamente rientrate) e lo ha fatto nella competizione elettorale dove questo effetto è stato molto meno visibile e sfacciato rispetto alle occasioni  precedenti, anche se non meno efficace dal momento che quasi vincere è esattamente come perdere, il che ormai accade da un mezzo secolo più o meno.  E questo al sedondo turno favorirà di molto i candidati macronisti. Mi chiedo come ci si meravigli che l’affluenza alle urne cali così drammaticamente se  l’offerta politica è ridotta ai minimi termini e se persino sui brogli elettoral elettronici  si lascia ormai perdere, persino nelle occasioni in cui essi sono palesi. Se questo accade in Francia dove tutto sommato esiste ancora la possibilità di una lista alternativa di sinistra anche se più figurativa che altro, anzi disposta a fare il gioco dei banchieri globalisti di cui Macron è espressione invece di  mettere in moto l’immaginazione politica, figurarsi in Italia dove cinque o sei formazioni si contendono il loro piccolo spazio e hanno mille difficoltà a dialogare in termini concreti per arrivare assieme alle urne. Non c’è nemmeno bisogno di brogli per tenere sulla poltrona Draghi e i suoi luogotenenti. E’ l’Italia che ormai  si imbroglia da sola.

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