Il voto anticipato sarebbe una iattura per l’Italia e per il pianeta. Proprio così: dai palazzi alti della Ue alla grande finanza passando per la Casa Bianca e la stampa internazionale è un coro unanime contro le urne. Perché Mario Draghi, l’uomo della provvidenza, ritorni sui suoi passi.
La Ue capeggia il partito del non voto
Una ricerca realizzata da Goldman Sachs a fine maggio lo fa capire chiaramente. Puntando i riflettori sull’Italia si dice che un eventuale governo senza Draghi al timone porterebbe problemi per la messa in opera del Recovery plan. Neanche a dirlo, sotto processo è il centrodestra e le posizioni eurocritiche di Salvini e Meloni. Più i sondaggi decretano il successo di Fratelli d’Italia più le urne diventano pericolose. L’esercizio della democrazia va sospeso fino a migliori notizie. Tutti i sondaggi fotografano il partito di Giorgia Meloni in pole position. La stessa leader, secondo Termometro Politico, otterrebbe un punto e mezzo in più rispetto a superMario.
La diplomazia internazionale al lavoro per Draghi
Da quando Draghi si è stancato dei capricci dei 5Stelle e si è dimesso è un susseguirsi di dichiarazioni sulle forti preoccupazioni della diplomazia internazionale in caso di elezioni anticipate. Che potrebbero celebrarsi nella prima settimana di ottobre. Si parte da Paolo Gentiloni, oggi commissario Ue all’Economia, che ha confessato che Bruxelles vuole un premier forte. Come se un capo del governo espressione dei cittadini fosse fragile e rachitico. Emergenza e senso di responsabilità sono le parole forti di queste ore.
“Emergenza e responsabilità” per evitare le urne
La guerra in Ucraina, le emergenze internazionali, la crisi energetica, il virus che rialza la testa. Fuori dai confini Ursula Von der Leyen si esibisce in un peana imbarazzante nei confronti di Draghi. Insostituibile nei tavoli europei. L’olandese e laburista Frans Timmermans, sollecitato da Enrico Letta, parla del premier dimissionario come di un “partner autorevole nel contesto europeo e internazionale”.
L’appello della Cgil: non indeboliamo il Paese
Anche la Cgil vede le elezioni come la peste. “La crisi sociale deve essere la priorità che tutti devono avere presente. Non è il momento di indebolire il Paese e bloccare le riforme”, fa sapere in una nota Maurizio Landini. Se il ‘pericolo’ che a vincere potrebbe essere il mostruoso centrodestra si fa concreto, allora che regni per sempre lo status quo. Democrazia sospesa. Stesso parere, a sorpresa, viene dai vescovi italiani. Di “gesto di responsabilità, in nome dell’interesse generale del Paese”, parla esplicitamente il cardinale Matteo Zuppi.
La stampa che conta tifa per il Dragone Mario
Anche per la stampa tedesca i danni di un eventuale uscita di scena dell’ex governatore della Bce sarebbero incalcolabili. Il New York Times si spinge oltre definendo Draghi un gigante che ha portato l’Italia fuori dalle secche della recessione. E ha sconfitto il populismo. Jake Sullivan, consigliere per la Sicurezza nazionale della Casa Bianca, fa sapere che il presidente Biden ha un “profondo rispetto per Draghi”. L’ansioso esercito del non voto ha generali pronti a difendere lo statista dimissionario dall’assedio di chi chiede di votare come in tutte le democrazie per rinnovare il Parlamento e scegliere un nuovo capo di governo.