La segretaria generale di Amnesty International, Agnes Callamard, ha scritto su twitter: “La teppa e i troll sui social media ucraini e russi: oggi sono tutti all’opera per attaccare le indagini di Amnesty. Questa si chiama propaganda di guerra, disinformazione, disinformazione. Questo non intacca la nostra imparzialità e non cambia i fatti”. “@amnesty ha documentato instancabilmente l’aggressione della Russia. Oggi riportiamo le tattiche dell’Ucraina che mettono in pericolo i civili. A coloro che ci attaccano adducendo pregiudizi contro l’Ucraina, dico: controllate il nostro lavoro. Siamo al fianco di tutte le vittime. Imparzialmente”
Ieri Amnesty International aveva suscitato scalpore pubblicando un rapporto in cui si affermava che le truppe ucraine mettono in pericolo i civili dispiegando armi nelle aree residenziali.
Nel tentativo di respingere l’invasione russa iniziata a febbraio, le forze ucraine hanno messo in pericolo la popolazione civile collocando basi e usando armamenti all’interno di centri abitati, anche in scuole e ospedali. Queste tattiche violano il diritto internazionale umanitario perché trasformano obiettivi civili in obiettivi militari. Gli attacchi russi che sono seguiti hanno ucciso civili e distrutto infrastrutture civili.
“Abbiamo documentato un modello in cui le forze ucraine mettono a rischio i civili e violano le leggi di guerra quando operano in aree popolate”, ha affermato Agnès Callamard, Segretario generale di Amnesty International.
“Essere in una posizione difensiva non esenta l’esercito ucraino dal rispetto del diritto umanitario internazionale”.
In altre località in cui Amnesty International ha concluso che la Russia ha commesso crimini di guerra, incluse aree della città di Kharkiv, l’organizzazione non ha trovato prove di forze ucraine dislocate nelle aree civili prese di mira illegalmente dall’esercito russo.
Tra aprile e luglio, i ricercatori di Amnesty International hanno trascorso diverse settimane a indagare sugli attacchi russi nelle regioni di Kharkiv, del Donbass e di Mykolaiv. L’organizzazione ha visitato luoghi colpiti dagli attacchi, ha intervistato sopravvissuti, testimoni e familiari di vittime, ha analizzato le armi usate e ha svolto ulteriori ricerche da remoto.
Durante queste ricerche, i ricercatori di Amnesty International hanno riscontrato prove che le forze ucraine hanno lanciato attacchi da centri abitati, a volte dall’interno di edifici civili, in 19 città e villaggi. Per convalidare ulteriormente queste prove, il Crisis Evidence Lab dell’organizzazione per i diritti umani si è servito di immagini satellitari.
La maggior parte dei centri abitati dove si trovavano i soldati ucraini era a chilometri di distanza dalle linee del fronte e, dunque, ci sarebbero state alternative che avrebbero potuto evitare di mettere in pericolo la popolazione civile. Amnesty International non è a conoscenza di casi in cui l’esercito ucraino che si era installato in edifici civili all’interno dei centri abitati abbia chiesto ai residenti di evacuare i palazzi circostanti o abbia fornito assistenza nel farlo. In questo modo, è venuto meno al dovere di prendere tutte le possibili precauzioni per proteggere le popolazioni civili.