Il sentiero è stretto o, come direbbe Bersani, c’è una mucca nel corridoio: si chiama “campo largo”, la necessità di inglobare piccoli e grandi cespugli, i Di Maio, i Tabacci, i socialisti, i Verdi, i Bonelli, i Fratoianni, quasi tutti da inserire in quel 70% di quote Pd concordate con Calenda o con semplice “diritto di tribuna”.
Una tribuna, quella del partito di Letta, che con una fulminante battuta fatta ieri da Antonio Padellaro del “Fatto”, “rischia di essere più affollata della tribuna Monte Mario dello stadio Olimpico…”. Letta dovrà fare scelte dolorose, ma anche rinnovare i quadri e disbocarli dagli ex renziani per favorire i fedelissimi, anche in vista del congresso. Ma l’acqua è poca e la papera, come direbbero i Tretre, non galleggia…
Nel Pd pochi posti e candidature a rischio per le big
Morale della favola? I posti in Parlamento, già ridotti dal taglio delle poltrone voluto dall’odiatissimo Di Maio, si sono ridotti al lumicino, intorno ai 100, 110, i posti in Parlamento che in proiezione otterrebbe il Pd.
Ed ecco lo psico-dramma delle poltrone. Che questa volta non vede coinvolti solo i vecchi notabili del partito, ma anche le donne, le correnti, come quella di Veltroni e Bettini, in disgrazia dopo il fallimento dell’alleanza con il M5S. C’è poi da fare spazio, in un collegio blindato, anche al governatore del Lazio Nicola Zingaretti, che potrebbe decidere di correre alle Politiche lasciando la Regione al voto anticipato.
Quello che colpisce, in un partito che fa delle battaglie di genere il suo stile politico, nel segno della parità dei sessi (salvo escludere le donne dai posti che davvero contano) è che a fare le spese della penuria di posti saranno proprio le “quote rosa”.
L’esercito delle donne arrabbiate e gettate in prima fila a prendere, spesso, fischi e pernacchie, come Laura Boldrini con le sue crociate sulle parole al femminile: l’esercito delle anti-Meloni, per intenderci, quello schierato in servizio permanente contro l’unica donna nella storia repubblicana che secondo i sondaggi ha più probabilità di giocarsi un incarico a Palazzo Chigi, rischia di essere smantellato prima delle grande sfida…
Fedeli, Boldrini, Pinotti e Cirinnà a spasso?
“Anche l’ex ministro dell’Istruzione Valeria Fedeli potrebbe salutare il Parlamento….La senatrice Monica Cirinnà, invece, non è un’esponente che può essere ascritta all’area liberal-democratica del Pd ma ha perso peso politico per via del minor spazio che dovrebbe essere riservato a Goffredo Bettini, il capo-corrente della Cirinnà. Esistono altri nomi di peso che potrebbero non essere riconfermati: l’ex ministro della Difesa Roberta Pinotti e l’ex presidente della Camera Laura Boldrini sono quelli più altisonanti…”. scusate Altisonanta, al femminile, direbbe la Boldrini