Mentre Letta tenta lo sprint in finale nel disperato tentativo di recuperare terreno nella corsa a ostacoli di una campagna elettorale di centrosinistra piena di inciampi, Vittorio Feltri dalle colonne di Libero rispedisce il segretario dem ai blocchi di partenza. E spiega in un sapido riassunto delle puntate precedenti perché «il Pd di Enrico Letta è destinato a perdere le prossime elezioni politiche». Una stroncatura che eleva al quadrato il suo potenziale critico se consideriamo che, in questi ultimi spiccioli di comizi e slogan, nel Pd e alla sua sinistra, il valzer degli endorsement va avanti come se nulla fosse: come se l’emorragia di consensi denunciata dai sondaggi a suon di percentuali infauste per lo schieramento di centrosinistra fosse acqua fresca e rigenerante. Come se davvero lo scollamento tra partiti di sinistra e Paese reale fosse solo un brutto sogno…
La radiografia di Feltri a Enrico Letta: ecco perché il Pd è “perdente”
Tra compagni e alleati, se la suonano e se la cantano all’interno della coalizione: e così, Letta promuove (e assolve) Speranza impegnato in un comizio elettorale a Reggio Calabria, giusto ieri sera il segretario del Pd ha sostenuto che il ministro della Salute «è una delle risorse più importanti della nostra campagna. Basta pensare all’abnegazione che ha avuto nella gestione del Covid…». Orlando blinda Letta e conferma che resterà al vertice del Nazareno con «qualunque con risultato elettorale». Ognuno pronto a difendere l’altro dagli attacchi degli ex dem, oggi schierati sul fronte del Terzo Polo. E l’unica cosa – polemiche e risse da cortile a parte – di cui si parla poco e male, sono i programmi.
Feltri su Letta e Pd: «Quel vizio di essere comunista, forse non nella forma, ma di sicuro nella sostanza»
Ebbene, proprio oggi Vittorio Feltri, in una disamina argomentata e ampia quanto stringente, su Libero spiega perché, nonostante le strizzatine d’occhio e, soprattutto, stante polemiche e recriminazioni, insulti e accuse che hanno punteggiato una campagna elettorale avvelenata, «il Pd di Enrico Letta è destinato a perdere le prossime elezioni politiche». Intanto, analizza Feltri, «perché il Pd di Enrico Letta non ha smarrito il vizio di essere comunista. Forse non nella forma, ma di sicuro nella sostanza. L’ideologia marxista si è in parte evoluta, ma ha mantenuto le caratteristiche del passato. E i partiti che ha figliato assomigliano a chi li ha generati. Il problema è che a distanza di molti anni dalla fine del sovietismo non si è ancora esaurita una mentalità russa, la quale continua a influenzare il comportamento dei compagni».
«Il partito seguita a inciampare nel vecchiume rosso senza dare segni di evoluzione»
«Niente di spaventoso – aggiunge Feltri – siamo tutti consapevoli che il socialismo reale ha avuto un ruolo drammatico nella vita di tanti Paesi, compreso il nostro. Ora però sarebbe giunto il momento di rivedere la storia, cioè di aggiornare le idee rendendole compatibili con l’attualità. Operazione che non sta riuscendo ai dirigenti progressisti, afflitti dalla nostalgia per i tempi trascorsi e incapaci di fare un passo avanti verso il futuro». E ancora: «Il partito seguita a inciampare nel vecchiume rosso senza dare segni di evoluzione. Non ce la fa a uscire dalla gabbia comunista, percorre sempre la stessa strada antiquata disseminata di presunzione, di politicamente corretto e di luoghi comuni», osserva proseguendo Feltri. Insomma: «Non c’è traccia di maturazione nella politica democratica».
Feltri stronca Letta, la bocciatura del programma: dall’assegno ai giovani allo ius scholae
Che poi illustra gli esempi pratici di quanto teoricamente asserito proprio partendo dal programma del Pd, che il direttore di Libero boccia senza possibilità d’appello. Una stroncatura che comincia proprio dalle enunciazioni del manifesto dem di Letta and co. «Non è un caso che il programma del Pd comprenda la voglia di dare ai giovani di 18 anni un assegno di 10.000 euro non si sa per quale ragione», sostiene Feltri. Che poi prosegue: «Di conferire la nazionalità italiana agli scolari…». Una serie di proposte pseudo-cultural-sociale, vecchi cavalli di battaglia zoppi e rivestiti a nuovo alla luce di esperienze di governo fallimentari che hanno alienato il consenso degli elettori, dirottati altrove da necessità ben più stringenti.
«Gli italiani preferiscono affidarsi a Giorgia Meloni»
A partire dal tradizionale elettorato di sinistra, come quello rappresentato dagli operai di Mirafiori che, non a caso, oggi dichiarano di voler votare Giorgia Meloni. «Senza contare il resto – aggiunge Feltri nella sua disamina –: ovvero il reddito di cittadinanza. Il salario minimo. E altre misure destinate ad aggravare il debito pubblico e a non apportare alcun beneficio alla società». Pertanto, conclude il direttore, «davanti a questo quadro desolante è evidente che gli italiani siano perplessi e non abbiano voglia di farsi governare dal Pd.