Nord Stream sabotato dagli Usa: perché è colpa di Biden

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Nord Stream Continuano ad essere centrali, nella discussione geopolitica internazionale, le tre fughe di gas che hanno colpito Nord Stream 1 e 2, lunedì scorso, in Svezia e Danimarca. Fin da subito, l’ipotesi più accreditata è stata quella di un vero e proprio attacco premeditato, di un sabotaggio nei confronti dell’Europa, già fortemente provata dalla crisi energetica di questi ultimi mesi.

Il caso Nord Stream

Lo scoop, ripreso ieri dal sito nicolaporro.it, è stato lanciato dal quotidiano tedesco Tagesspiegel, il quale, basandosi su rilevazioni top secret di alcune fonti del governo federale, ha presentato, per primo, la pista dell’attacco doloso. Riassumendo, le ipotesi potrebbero essere due: o si tratta di un’azione delle forze ucraine, volta ad interrompere definitivamente i rapporti economici tra Mosca e Bruxelles; oppure, scenario ancor più concreto, si tratta di un sabotaggio compiuto da sommozzatori o sommergibili russi.

A ciò, si aggiunge la dichiarazione di Gazprom, pubblicata questa mattina, in cui si esplicita la volontà di non inviare più gas in Ue attraverso l’Ucraina. Una misura simile, soprattutto dopo le esplosioni di Nord Stream, porterebbe ad un ulteriore aumento dei prezzi, rispetto a quelli che già oggi stiamo subendo. A ciò, si aggiunge anche il monito dei servizi segreti della Germania, secondo i quali i gasdotti Nord Stream non sarebbero più utilizzabili.

Le reazioni

Nonostante tutto, già dalla giornata di ieri, sono arrivate le prime ed assolute smentite sia da parte di Kiev, che da parte di Mosca. Quest’ultima, addirittura, ha richiesto poco fa la fissazione di una riunione del Consiglio Onu proprio per far luce sulle esplosioni dei gasdotti. Nel frattempo, dal lato occidentale, sono in corso le consultazioni della Nato e dell’Ue, sulla sicurezza delle infrastrutture energetiche: è stimato che le perdite di gas possano prolungarsi per più di una settimana nel Mar Baltico.

Insomma, la crisi tra Mosca ed alleanza atlantica è tornata alle stelle. Forse, in caso di accertamento della responsabilità russa, questa potrebbe essere la goccia che andrebbe a far traboccare il vaso. La presidente della Commissione Europea, Ursula Von Der Leyen, ha già avvisato il nemico: se le esplosioni dovessero essere imputate al Cremlino, allora “la risposta sarà forte”.

La terza pista

Nonostante tutto, col passare delle ultime ore, è entrata a gamba tesa un’altra ipotesi, che offrirebbe una ricostruzione totalmente opposta e alternativa, rispetto agli ultimi scenari messi sul tavolo: il rischio di un sabotaggio americano. Ebbene sì, la portavoce del ministero degli Esteri russo Zakharova ha postato un video del presidente Usa, in conferenza insieme al cancelliere tedesco Scholz, risalente al 7 febbraio, in cui minacciava di porre fine a Nord Stream 2, se la Russia avesse invaso l’Ucraina. Scenario concretizzatosi poche settimane dopo.

Insomma, per Putin, dopo aver delineato una possibile responsabilità ucraina; adesso, tutte le accuse dovrebbero indirizzarsi nei confronti di Washington. Immediata, però, è stata la replica della Casa Bianca: “Ridicolo che il Cremlino insinui i dubbi sugli Usa“. Le piste, però, rimangono tutte aperte. Il segretario di Stato americano, Antony Blinken, ha già messo a disposizione l’aiuto americano, affermando di essere pronto a lavorare “sia a breve che a lungo termine, per affrontare la sicurezza energetica per l’Europa e in tutto il mondo”. Russia ed Ucraina si sono già svicolate da qualsiasi forma di responsabilità; l’Ue e la Nato richiedono nuove indagini. Il mistero continua ad infittirsi.

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