Benzia alle stelle, la Francia sta per esplodere?

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Un litro di benzina  costa ormai tre euro e gli spacciatori di carburante girano per le strade di Francia a vendere la loro merce visto che ormai un terzo dei distributori è chiuso per mancanza di carburante e che bisogna fare lunghissime file in quelli che ancora hanno carburante nelle cisterne . Che  succede?  Qualcosa di più complesso di un semplice rialzo dei prezzo e della reazione popolare: in questo caso sono i dipendenti di Total Energies ed Esso-Exxon Mobil sono in sciopero già da tre settimane. facendo mancare oltre il 60 per cento della capacità di raffinazione del Paese , ovvero qualcosa di equivalente come 740 mila barili al giorno. E Parigi è stata costretta ad aumentare le importazioni pagando prezzi molto alti, in effetti quei prezzi folli che sono la logica conseguenza di due anni e passa di gestione del gas e del petrolio da parte di Bruxelles. La protesta è stata organizzata per ottenere degli aumenti di stipendio che sono rimasti al palo a fonte di un’inflazione  che gli istituti di statistica cercano di tenere bassa più o meno al al 6% mensile, ma che in realtà arriva anche al doppio specie per quanto riguarda i generi alimentari. Secondo uno studio il 61 %dei francesi stima di aver perso oltre la metà del proprio potere d’acquisto.  Naturalmente il governo ha tentato di forzare la situazione, ma è riuscito a fare peggio:  l’ordine di ritornare la lavoro emesso dal primo ministro Elisabeth Borne sotto la minaccia di multe e di procedimenti penali, come se si fosse in una qualunque dittatura sudamericana, è caduto nel vuoto e i sindacati proseguono nella protesta, non hanno ceduto di fronte alla minacce.

Questa è in un certo senso la vera novità nel senso che per oltre due anni i governi sono stati abituati ad imporre l’obbedienza almeno a gran parte della popolazione, con gli spauracchi sanitari e forse si aspettano che l’abitudine all’obbedienza, il richiamo del gregge continui  anche oltre tale ambito, ma questa volta il governo francese si è trovato completamente spiazzato. Anche perché lo sciopero nelle raffinerie ha messo in moto un effetto valanga  per cui molti camionisti hanno annunciato il fermo forzato, infermieri e medici annullano le visite a domicilio, mentre le imprese dell’industria manifatturiera, dell’agricoltura, dell’estrazione mineraria e della produzione di petrolio e gas incontrano difficoltà a mandare avanti l’attività anche a causa dei prezzi altissimi dell’energia. La deputata verde Sandrine Rousseau (  i verdi francesi non hanno nulla a che vedere con quelli tedeschi) ha chiesto uno sciopero generale: “Spero che questo sciopero nelle raffinerie  sia la scintilla che provocherà uno sciopero generale. Il livello di rabbia nel Paese è così alto che penso ci sia una reale opportunità per bloccare e cambiare le politiche liberali perseguite da il governo”, Se si arrivasse davvero a uno sciopero generale , il governo del primo ministro francese Elisabeth Borne potrebbe dimettersi, ma Macron non ha la maggioranza in parlamento. Una coalizione di forze sovraniste e di altre contrarie alla guerra potrebbe anche arrivare alla guida del Paese. E’ questo il terrore delle oligarchie: che saltino gli anelli delle catene Ue e Nato.

D’altronde anche i ministri francesi scalpitano: per esempio ieri Il ministro dell’Economia e delle Finanze Bruno Le Maire ha criticato gli Stati Uniti per aver venduto GNL a quattro volte il prezzo che fa ai fornitori statunitensi. “È fuori questione che permettiamo al conflitto in Ucraina di portare al dominio economico americano e all’indebolimento dell’Europa” ha detto in Parlamento. Ma non si sa quale possibilità effettiva ci sia di sfuggire a questa morsa visto che si è messa volontariamente la testa nella tenaglia. Probabilmente solo una vera rivolta popolare è in grado di cambiare davvero le cose.

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