Governo, intesa Berlusconi-Meloni: ecco la lista dei ministri

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La pace è fatta. Inutile nascondere le incomprensioni tra Meloni e Berlusca ci sono state. Ma il passo indietro annunciato oggi da Licia Ronzulli sui suoi social sembrava preludere quello che è nella natura delle cose: il governo si farà, perché nessuno butta alle ortiche l’occasione di creare un esecutivo e di conquistare il potere. Berlusconi è simbolicamente andato nella sede di via della Scrofa di Fratelli d’Italia per chiudere la trattativa. Un incontro faccia a faccia (solo i leader presenti) che segna il cambio di “peso” all’interno della coalizione (l’ex Re del centrodestra che va dalla nuova regina), ma che è anche l’ultimo passo di una ricucitura portata avanti da diversi pontieri.

Pace e amore, ovviamente. Il che significa, innanzitutto, che la coalizione di centrodestra andrà unita al Quirinale per le consultazioni, fatto che sancisce (almeno per ora) la fine delle ostilità tra Fdi e Fi. “L’incontro – scrivono in una nota i due partiti – si è svolto in un clima di unità di intenti e di massima cordialità e collaborazione. Fratelli d’Italia e Forza Italia si presenteranno uniti, con le altre forze della coalizione, alle prossime consultazioni con il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, e sono al lavoro per dare il più presto possibile all’Italia un Governo forte, coeso e di alto profilo che si metta subito al lavoro per affrontare le urgenze. Meloni e Berlusconi hanno fatto il punto sui dossier economici più urgenti, a partire dal caro energia, tema che, tra l’altro, sarà al centro del prossimo Consiglio europeo”. In realtà, i due hanno parlato ovviamente anche dei nomi da inserire nei vari ministeri chiave.

Ecco i nomi

Lega

  • Giancarlo Giorgetti al ministero dell’Economia: forse non era la prima scelta di Salvini, ma certo il Carroccio non può rifiutare questa offerta di Fdi;
  • Matteo Salvini andrà al ministero delle Infrastrutture: il leader della Lega aveva puntato al Viminale, ma non ci tornerà. Comunque dal Mit avrà la possibilità di gestire la Guardia Costiera (sbarchi dei migranti) e i lavori pubblici (con tutti i soldi del Pnrr); con lui andrà probabilmente un sottosegretario di peso, come Edoardo Rixi, che conosce bene la macchina del ministero;
  • Matteo Piantedosi sarà ministro degli Interni: è stato il braccio destro di Salvini al tempo della lotta contro l’immigrazione clandestina e le manovre delle Ong;
  • Roberto Calderoli prenderà il ministero delle Autonomie, tema molto caro alla Lega
  • Fratelli d’Italia
  • pare che Fazzolari non farà il Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio;
  • Meloni deve ancora decidere a chi dare la delega dei servizi segreti;
  • Adolfo Urso potrebbe andare alla Difesa e Guido Crosetto allo Sviluppo Economico, ma i due ministeri sono interscambiabili;
  • Daniela Santanché potrebbe ottenere al ministero del Turismo;
  • Nello Musumeci dovrebbe diventare ministro per il Sud;

Forza Italia

  • Antonio Tajani dovrebbe prendere il ministero degli Esteri
  • alla Giustizia bisogna ancora capire: la Meloni vorrebbe Carlo Nordio, Berlusconi invece Francesco Paolo Sisto e alla fine potrebbe spuntarla Maria Elisabetta Alberti Casellati

Sono ancora da decidere Pubblica Amministrazione, Università (che vogliono in pochi) e Agricoltura. Proprio il ministero dell’Agricoltura era sul tavolo dell’accordo e dell’incontro tra Meloni e Berlusconi. Potrebbe diventare moneta di scambio.

In dubbio invece il ministero della Cultura a Letizia Moratti e/o Vittorio Sgarbi.

Tecnici

  • alla Sanità dovrebbe andare un preside di una facoltà universitaria;
  • Elvira Calderone potrebbe andare al ministero del Lavoro;

Il tutto, ovviamente, è ancora di là da venire. Prima vanno nominati i capigruppo, poi Mattarella dovrà fare le consultazioni, poi affidare l’incarico a Meloni che a sua volta parlerà con i gruppi parlamentari e poi si presenterà con la lista dei ministri al Capo dello Stato. Una volta conclusa la pratica governo, il bello verrà dopo: nei ministeri, dopo 10 anni di governi di sinistra o di unità nazionale, si è formata una grossa classe dirigente “non affine” al centrodestra e che dovrà essere gestita con capi di gabinetto validi. Una partita ancora tutta da giocare.

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