L’Europa è una colonia?

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Europa. Se una persona vi dicesse che  “gli Stati Uniti sono uno dei paesi più liberi al mondo,” ma al tempo stesso aggiungesse che vivono in una sorta di cultura totalitaria, che è molto peggio in molti modi rispetto all’Unione Sovietica prima di Gorbaciov “ potreste pensare di trovare di fronte a un mentecatto che parla a vanvera e non sa quel che si dice. E dunque sareste sorpresi di sapere che il personaggio in questione è nientemeno che Noam Chomsky che ha fatto queste due affermazioni durante una seduta di ciance televisive, nella quale ha fatto notare che mentre i russi possono accedere alle notizie occidentali, agli occidentali viene negato il diritto di accedere alle fonti russe. In realtà queste osservazioni sono ben più interessanti di quanto non si immagini perché ci danno un modo interpretare cosa ci attende nel prossimo futuro e quali cose aspettarci realmente.  La contraddizione di Chomsky deriva infatti dalla convinzione profonda, spesso del tutto subliminale, di ogni americano sulla superiorità degli Usa in ogni campo e dunque della loro eccezionalità che gli consente di dettare regole che non sono tenuti a rispettare . Questa convinzione centrale che rimane al di là di ogni e qualsiasi evidenza o critica è la base sulla quale si fonda la politica Usa e la logica del suo impero.

Perciò è un’illusione pensare che la situazione di collasso della propria economia nella quale sta cadendo l’Europa a causa delle sanzioni che gli Usa le hanno imposto di porre alla Russia  ossa cambiare nel momento in cui dovesse subentrare un’altra amministrazione, cosa che potrebbe accadere anche nei mesi successivi alle elezioni di medio termine quando l’elite guerrafondaia che si nasconde dietro il rincoglionito Biden dovesse subire un duro colpo . Non cambierà niente di sostanziale perché da più di un secolo gli Stati Uniti considerano essenziale al loro dominio la separazione dell’Europa dalla Russia. Contatti e scambi economici sono stati tollerati al tempo della guerra fredda quando esisteva una salda cesura ideologica e successivamente alla caduta del muro di Berlino quando Washington pensava di fare anche della Russia una propria colonia. Ma adesso non più, soprattutto dopo lo scoppio delle ostilità tra Mosca e la Nato che si sono risolte con uno scacco generale per l’occidente il quale  ha potuto prendere atto della sempre più evidente multipolarità del mondo. Soprattutto adesso che gli Usa cercano di fermare il loro declino saccheggiando il vecchio continente. Può darsi che vi possa essere una de escalation del conflitto ucraino per evitare di giungere alla guerra nucleare e soprattutto per togliersi da una situazione di palese sconfitta dell’economia del denaro contro quella delle risorse, ma sarà molto difficile che tra Russia ed Europa riprendano gli scambi, quanto meno quelli diretti in modo da sostenere il modello produttivo europeo. Del resto fu lo stesso Trump a suo tempo a insistere e a brigare per fermare il Nord Stream 2 e a cercare di punire la Germania per il suo azzardo.

D’altro canto il milieu politico dei vari Paesi della Ue è quasi per intero formato da persone collegate a doppio filo al globalismo e ai vari centri di potere che curano la formazione di personale fidelizzato che poi viene lanciato in politica come – ma è solo un esempio –  il Wef , creato a suo tempo dalla Cia. Dunque da quella parte non c’è da aspettarsi un cambiamento di direzione sostanziale  rispetto alla linea del suicidio economico, a meno non scoppino vere e proprie rivolte e forme di disubbidienza civile così radicali da spazzare via i governicchi che si sono impadroniti della cosa pubblica e l’hanno trasformata in affare privato come risulta assolutamente evidente dalla vicenda della pandemia. Ancora una volta non possiamo aspettarci la “salvezza” da fuori, ma dobbiamo salvarci da soli: certo un  cambiamento a Washington aiuterebbe non poco, ma potrebbe anche portare ad ennesimi contentini che plachino momentaneamente le cose, senza portare tuttavia a cambiamenti reali.

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