Big Pharma La Stampa di Torino, membro influente del giornale unico del virus, ha fatto la sensazionale scoperta dell’acqua calda pubblicando un articolo con il seguente titolo: “La fine della pandemia svuota i conti di Big Pharma: per i signori dei vaccini 60 miliardi di ricavi in meno”.
Dopodiché nel sommario spiega che “Pfizer, Moderna e BioNTech hanno tagliato le stime di fatturato per il 2023. Ma grazie al boom degli ultimi due anni hanno in cassa decine di miliardi per le acquisizioni. Novavax invece avverte: continuità aziendale a rischio e il titolo perde il 92%”.
Dopodiché nel sommario spiega che “Pfizer, Moderna e BioNTech hanno tagliato le stime di fatturato per il 2023. Ma grazie al boom degli ultimi due anni hanno in cassa decine di miliardi per le acquisizioni. Novavax invece avverte: continuità aziendale a rischio e il titolo perde il 92%”.
Tant’è che il pezzo, citando per l’ennesima volta un prossimo annuncio ufficiale di fine pandemia da parte dell’Oms, in stile tela di Penelope, inizia quasi commiserando le “sfortunate” aziende farmaceutiche. Scrive infatti Francesco Bertolino: “L’annuncio della conclusione dell’emergenza è atteso a settimane, ma non per tutti sarà una buona notizia. Sicuramente, non lo è a livello contabile per i tre principali produttori occidentali di vaccini per il Covid-19, Pfizer, BioNTech e Moderna, che perderanno circa 60 miliardi di dollari di fatturato.”
A questo punto ci manca solo l’avvio di una sottoscrizione popolare per salvare le aziende che, sempre secondo il giornale unico del virus, hanno salvato il mondo dalla più grave pestilenza dai tempi di Mosé e l’edificante sinergia tra informazione e scienza cosiddetta raggiungerebbe la sua apoteosi.
Tuttavia, come viene poi spiegato nell’articolo, i fiumi di danaro che hanno gonfiato il fatturato di questi colossi farmaceutici (a parte Novavax che, avendo lanciato il suo vaccino con grande ritardo, ora si trova a rischio di chiusura) consente loro di realizzare importanti acquisizioni, come quella realizzata in questi giorni Pfizer, la quale ha comprato la biotech Seagen per la bazzecola di 43 miliardi. A tale proposito, gli analisti prevedono che presto anche Moderna e BioNTech si muoveranno sul mercato. La prima ha infatti 18 miliardi da spendere, la seconda addirittura 20 miliardi.
D’altro canto, la più costosa e insensata campagna vaccinale di massa che il mondo abbia conosciuto non poteva che generare, tra i suoi effetti collaterali – oltre ai danni provocati a causa della valanga di eventi avversi, soprattutto a discapito delle persone sane, alias immunocompetenti – una importante distorsione nel mercato dei farmaci. Un mercato, quest’ultimo, in cui i vari soggetti che vi operano non credo che al primo posto delle loro continue guerre commerciali pongano la salute dei consumatori finali dei propri prodotti, così come è stato dimostrato dalla inverosimile rapidità con la quale sono riusciti a vendere in Occidente miliardi di dosi di vaccini sperimentali, ben sapendo che la stragrande maggioranza di chi incontrava il virus, oltre a non correre alcun rischio, sviluppava una immunità naturale ben più lunga ed efficace rispetto a quella a durata variabile ottenuta coi medesimi vaccini.
Ma, in conclusione, le citate case farmaceutiche si sono semplicemente limitate a raccogliere gli appelli di alcune grandi democrazie, tra cui la nostra Italietta che cantava terrorizzata dai balconi, nelle quali un coacervo di interessi politici e professionali ha cavalcato senza scrupoli, dopo averlo sparso a piene mani per anni, un terrorismo sanitario quasi del tutto privo di evidenze sul piano dei numeri.
In tal senso i colossi di Big Pharma mi ricordano una brillante battuta del protagonista, interpretato da un ottimo Nicola Cage, de Il genio della truffa, godibile film del 2003 diretto dal grande Ridley Scott. Alla domanda, “ma non ti senti in colpa per aver sottratto i risparmi di una vita a tante persone?”, il genio della truffa risponde: “non sono io che glieli ho rubati, sono loro che me li hanno dati.” Esattamente ciò che è accaduto nel pasticciaccio brutto di una vaccinazione di massa ancora tutta da decodificare.