Victoria Nuland in Sud Africa, prima del vertice BRICS, c’è da preoccuparsi

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Victoria Nuland, sottosegretario di Stato americano per gli affari politici vola in Sud Africa. Il sottosegretario ufficialmente dovrebbe incontrare alti funzionari del Sud Africa e altri membri dei BRICS gruppo (Brasile, Russia, India, Cina e Sud Africa) per discutere questioni regionali e globali, compresa l’Ucraina.  Si vocifera invece che il viaggio di Nuland faccia parte di un complotto degli Stati Uniti per minare i BRICS, che sono visti come un blocco rivale degli interessi occidentali. Altri hanno suggerito che Nuland userà la sua influenza per convincere il Sudafrica a sostenere le sanzioni statunitensi contro la Russia o per ospitare più laboratori biologici finanziati dagli Stati Uniti sul suo suolo.  Gli Stati Uniti hanno cercato di buttare acqua sul fuoco dichiarando di rispettare la sovranità del Sudafrica e il suo ruolo di leader in Africa e all’interno dei BRICS. Gli Stati Uniti hanno anche espresso il desiderio di cooperare con il Sudafrica in aree di reciproco interesse, come il commercio, la salute, la sicurezza, il cambiamento climatico e la democrazia. 

Ma chi è Victoria Nuland?

È una diplomatica di carriera, ma soprattutto una lobbista per i principali produttori di armi del suo paese, tra cui General DynamicsNorthrop Grumman e altre società, i cui profitti crescono in proporzione al bellicismo della politica estera degli Stati Uniti e che in parte ritornano ai loro mentori nei corridoi di Washington, tra cui Nuland.

Non è da poco il fatto che sia sposata con Robert Kagan, uno dei neoconservatori più duri e guerrafondai, e che insieme siano coinvolti in una serie di organizzazioni e think tank dedicati ad esaltare l’indispensabile suprematismo americano negli affari mondiali.

Entrambi hanno una parte significativa di responsabilità perché sono tra coloro che hanno progettato i tremendi fallimenti militari in Afghanistan, Iraq e Siria, tra le altre avventure di guerra.

Tra il 2003 e il 2005, Nuland è stata una dei principali consiglieri del vice–presidente Dick Cheney e una fervente promotrice dell’invasione e dell’occupazione dell’Iraq, una politica che negli anni ha provocato mezzo milione di morti, anche se ci sono stime molto più alte.

Nel suo secondo mandato, il presidente George W. Bush l’ha premiata per la sua belligeranza e l’ha nominata ambasciatrice alla NATO tra il 2005 e il 2008, durante il quale è stata coinvolta nell’organizzazione del sostegno internazionale all’occupazione statunitense dell’Afghanistan.

Nel 2013 Barack Obama l’ha nominata Assistente Segretario di Stato per gli Affari Europei ed Eurasiatici, posizione in cui ha promosso attivamente le proteste dei gruppi nazionalisti e neonazisti contro il governo di Viktor Yanukovych, allora presidente dell’Ucraina e rappresentante del Partito delle Regioni, contrario all’assimilazione dell’Ucraina da parte dell’Unione Europea e della NATO.

Nuland ha non solo sponsorizzato il “golpe morbido” (che è culminato in numerosi episodi sanguinosi) ma, superando i suoi poteri, ha partecipato personalmente alle manifestazioni inscenate dall’estrema destra in piazza Maidan a Kiev alla fine di dicembre 2013

Con la destituzione parlamentare del governo Yanukovych il 22 febbraio 2014, il palese intervento degli Stati Uniti negli affari interni dell’Ucraina è diventato ancora più visibile.

Nonostante le assicurazioni di Washington che i problemi del paese europeo dovrebbero essere risolti dagli ucraini, Nuland e Geoffrey Pyatt, l’ambasciatore americano in Ucraina, si sono presi il compito di selezionare chi, tra i leader dell’opposizione, dovrebbe prendere le redini del governo.

La scelta americana è caduta su Arseniy Petrovich Yatsenyuk, avvocato e politico con stretti legami con le banche, nominato primo ministro dell’Ucraina il 27 febbraio 2014. In una conversazione telefonica tra Pyatt e Nuland, l’ambasciatore ha suggerito che prima di fare la proposta a favore di Yatseniuk (che ha snobbato altri leader dell’opposizione) sarebbe stato opportuno consultare l’Unione Europea.

La risposta di Nuland è stata categorica, ed è stata registrata e trasmessa in tutto il mondo: “Fuck the EU!” I governi sottomessi della regione hanno accettato docilmente l’insulto.

Angela Merkel e il presidente del Consiglio europeo, Herman Van Rompuy, si erano limitati a  dire che le parole di Nuland erano “assolutamente inaccettabili” senza chiedere alcuna ritrattazione. Una dura dimostrazione del fallimento morale e politico dei governi europei!

La realtà è che Nuland, e con lei i “falchi” di Washington, credono nella “missione civilizzatrice” del loro paese (da cui l’idea degli Stati Uniti come “la nazione indispensabile”) e considerano la Russia e la Cina come nazioni barbare che minacciano la stabilità dell’attuale (dis)ordine mondiale e che l’unica lingua che capiscono è quella della forza.

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