Arriva un trans, non specificato se operato o meno, ormai anche questo è irrilevante, a Pau in Francia e pretende di esser visitato. Voi che fareste? Il ginecologo, rimasto a schemi o forse a dignità esistenziali del secolo passato, rifiuta con motivazione ineccepibile, sono un ginecologo, mi occupo di uteri, non posso visitare quello che non c’è; e doverosamente aggiunge: lei può trovare altri specialisti in grado di curarla. Apriti cielo. O inferno. Il pandemonio comincia dalle parole e quello che segue è il delirio di parole, impazzite e furibonde come erinni, fedelmente ripreso dalle agenzie: “Bufera mediatica ha scatenato la reazione dell’associazione francese Sos omofobia, che ha denunciato la vicenda su X (ex Twitter). “Denunciamo le affermazioni transfobiche e discriminatorie del ginecologo Victor Acharian a Pau”, ha scritto. “La transfobia è una realtà con gravi conseguenze, in particolare nell’accesso alla salute. Colpisce tutto il territorio”, scrive l’associazione citando Bérangère Couillard, ministro della Parità tra donne e uomini e della lotta contro la discriminazione. Secondo Le Figaro un’altra associazione, Stop Homophobie, ha chiarito che sporgerà denuncia contro il professionista”.
SOS omofobia? Quale omofobia? Affermazioni transfobiche e discriminatorie? Dire che un uomo non è una femmina e non può essere curato come tale? La transfobia che colpisce tutto il territorio? Ma in che modo, in quale senso, secondo proporzioni precisate come? E denunciano il medico che si è invece comportato nell’unico modo possibile. Perché “fare finta” di visitare l’utero in uno che “fa finta” di essere una donna, non è tanto da stupidi, non è vile o opportunistico: è da criminali, vuol dire venir meno ai propri impegni di dottore e di essere umano, vuol dire “curare” una cosa che non c’è per trascurarne una che c’è. Questo è lo scempio. Questa è la realtà dalle gravi conseguenze.
E non se ne esce. Questo sanitario verrà condannato, non c’è dubbio, perché è inutile dire, inutile cercare più decenza negli altri paesi, l’esterofilia nostra croce e delizia: l’Europa è ormai tutta così, quasi tutta, non impara dalle sue stregonerie: in Scozia mettono un maschio stupratore seriale che si percepisce donna in un carcere femminile, dove ne violenta altre dieci, ne mette incinta una. Il senso di irresponsabilità che è proprio della politica attuale travalica le istanze della filosofia morale degli ultimi tre secoli, scava direttamente nell’onirico, nel demenziale privo di paternità: si fa perché si deve fare, perché qualcuno ha deciso che così è, perché i nuovi mercati dei miraggi e dei vizi hanno bisogno di irrazionalità, se nel nome della scienza, a dire uno scientismo corrotto, manipolatore.
Le conseguenze non rilevano, gli effetti non se li accolla nessuno, il pandemonio parte dalle parole e arriva ad una metafisica antiaristotelica, l’essere non come vero ma come follia, come pretesa oltre l’irrazionale ma allegramente condivisa perché imposta dal coacervo di forze ideologiche, mediatiche, consumistiche che la politica si incarica di tradurre in procedure, diritti e punizioni per chi non si adegua. Che è come dire chi preferisce mantenere la dignità individuale, la consistenza umana, il rispetto di sé e del prossimo.
Il medico verrà condannato ma al trans non per questo crescerà un utero da dentro a fuori, fino alla vagina. Ma presto, probabilmente, non si potrà più neppure scrivere questo. C’è qualcosa nel pandemonio che è peggio della menzogna, peggio che assurdo o infame, coltiva in sé una cifra di sadismo, di piacere maligno. Che umilia, godendone. Anche a me piacerebbe percepirmi forte, sano, integro. Invece a seguito di una frattura ad una spalla mi hanno casualmente scoperto un cancro del sangue. E per quanto io voglia percepirmi diverso, resto malato, resto uno che di colpo sta fuori dai suoi simili, uno li guarda passare, lì scopre diversi, irraggiungibili, uno che ha il male dentro.