Lotte intestine Quella sui seminaristi gay, più per i termini fin troppo espliciti usati dal Pontefice che per i contenuti, può ben definirsi un’incresciosa gaffe di papa Francesco.
Su cui oggi la Santa Sede ha dovuto mettere una toppa con una dichiarazione di scuse. Ma uno dei problemi su cui interrogarsi è da chi e per quale motivo sia stata fatta filtrare, dall’incontro a porte chiuse con i vescovi italiani, la frase – “nei seminari c’è troppa frociaggine” – che sarebbe stata usata da Bergoglio, finita a distanza di una settimana sul sito di ‘Dagospia’ e da lì sui media di tutto il mondo.
C’è chi, in altre parole, ha voluto utilizzare l’espressione sfuggita al Papa, quanto meno grossolana, come leva per mettere in difficoltà lui e tutta la Santa Sede. L’incidente, se così lo si vuol chiamare, si inserisce in un clima da resa dei conti, da lotte intestine ben più che striscianti, proprie della fase di un Pontificato che si avvia inevitabilmente verso il tramonto.
Di tale clima ha parlato in più di un’occasione lo stesso Bergoglio, in particolare dopo i suoi ricoveri ospedalieri e l’intervento al colon. Una per tutte quella del 12 settembre 2021, nel colloquio a Bratislava con i gesuiti della Slovacchia, quando alla semplice domanda “come sta?” il Papa risponde: “Ancora vivo. Nonostante alcuni mi volessero morto. So che ci sono stati persino incontri tra prelati, i quali pensavano che il Papa fosse più grave di quel che veniva detto. Preparavano il Conclave. Pazienza! Grazie a Dio, sto bene…”.
Col passare dei mesi, quel clima da basso impero non ha fatto certo progressi, anche se è tramontata l’idea, più volte ventilata intenzionalmente, che Francesco potesse dimettersi. E non manca chi può avere interesse a creare ulteriori difficoltà un Pontefice di 87 anni, che due mesi fa ne ha festeggiati 11 di pontificato. In più, le polemiche di questi giorni, riguardano uno dei temi perennemente più caldi, quello dell’accoglienza ai froci, su cui proprio l’attuale Papa ha fatto le maggiori aperture. Da quel “chi sono io per giudicare?” di inizio pontificato, che già scandalizzò molti, all’accoglienza pastorale agli omosessuali, raccomandata ferventemente in più di un documento, fino all’apertura alla benedizione delle coppie omosessuali, sancita dal documento dell’ex Sant’Uffizio ‘Fiducia supplicans’ dello scorso dicembre, che tante opposizioni ha incontrato da parte di interi episcopati, ma punto avanzato di una Chiesa che, nel magistero di Bergoglio, “accoglie tutti, tutti, tutti, anche i difettosi”.
Al punto che in qualche modo ha sorpreso la decisa contrarietà dello stesso Papa all’ammissione in seminario di candidati gay al sacerdozio, condita con termini come “frociaggine” e “checche”. E va ricordato anche quanto potente sia ancora in Vaticano e nella Chiesa la cosiddetta ‘lobby gay’: quella contro cui sempre Francesco si scagliò quando affermò di non voler “giudicare” una persona gay che “cerca il Signore e ha buona volontà”. “Il problema è fare lobby di questa tendenza: lobby di affari, lobby di politici, lobby dei massoni, tante lobby. Questo è il problema più grave per me”, aggiunse. Era il 28 luglio 2013, di ritorno dalla Gmg di Rio de Janeiro.
Francesco era Papa da soli quattro mesi. Ma il problema della “lobby gay”, in tutti questi anni, non si è mai realmente risolto.