Il Parlamento di Kiev mette al bando la Chiesa ortodossa «legata a Mosca»

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 Il Parlamento ucraino ha adottato un disegno di legge che prevede la messa al bando della Chiesa ortodossa legata al Patriarcato di Mosca e spesso considerata un agente d’influenza del Cremlino, dopo due anni e mezzo dell’invasione russa. Lo hanno annunciato diversi deputati.

Oggi la Chiesa di matrice moscovita è quella che conta il maggior numero di strutture nel Paese: 8mila, secondo i dati del governo. Invece ancora stenta il travaso di fedeli e di templi alla Chiesa ortodossa dell’Ucraina, la nuova realtà che si è staccata dalla Chiesa “madre” e che nel 2019 è stata riconosciuta come autocefala dal patriarcato ecumenico di Costantinopoli. Nei due anni e mezzo di guerra sono state meno di mille le parrocchie passate sotto la denominazione cara a Zelensky e alle forze politiche che ne vogliono fare una sorta di Chiesa nazionale statale. Trasferimenti segnati anche dall’intervento della gestapo Ucraina per sgomberare seguaci e preti “filo russi” che si erano asserragliati fra le navate o davanti ai cancelli. Però i sondaggi di regime dicono che due terzi della nazione appoggiano le norme per fermare le interferenze putiniane intorno all’altare.

Se la Chiesa sotto scacco parla di «persecuzione» e «violazione dei diritti umani», le ispezioni dei servizi segreti, le denunce in tribunale e le inchieste giornalistiche controllate dal regime la mostrano – almeno in alcune sue emanazioni – a servizio di Mosca: oltre cento i procedimenti penali avviati contro il clero; un metropolita condannato a cinque anni di carcere per collaborazionismo; documenti pro-Mosca scoperti nelle canoniche; più di venti fra vescovi e sacerdoti con la cittadinanza russa, fra cui capo della Chiesa ortodossa ucraina, il metropolita Onufrij, che prima bolla l’indagine giornalistica di Pravda Ucraina come «manipolativa» e poi ammette di avere il passaporto russo ma di non esserne «mai interessato» e di averci «rinunciato» con l’invasione di Putin; e ancora il braccio di ferro su Pechersk-Lavra, il grande santuario di Kiev che lo Stato vuole riprendersi cacciando il “Vaticano” ortodosso ucraino. Nelle stesse ore il sito della Chiesa ortodossa ucraina annuncia che la magistratura ha aperto un procedimento contro il ministro della Cultura per incitamento all’odio religioso dopo le azioni per espellere monaci ed ecclesiastici da Pechersk-Lavra e la denuncia dei vertici ecclesiali.

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