Soleimani Sono almeno 95 le persone che hanno perso la vita e oltre 200 sono state ferite a causa di due esplosioni nei pressi del cimitero di Kerman, nell’Iran centro-meridionale, dove migliaia di pellegrini si stavano recando per commemorare il quarto anniversario della morte Qassem Soleimani, il capo delle forze Qods delle Guardie della Rivoluzione iraniana, ucciso il 3 gennaio del 2020 in Iraq in un’operazione condotta dagli Stati Uniti. Tra le vittime anche quattro agenti di polizia.
Sui social vengono postati video e notizie dell’agguato tra i più gravi della storia recente avvenuto in Iran e che potrebbe avviare la tanto temuta escalation del conflitto nella guerra tra Hamas e Israele, quest’ultimo considerato da Teheran nemico numero uno, insieme agli Stati Uniti
Il vicegovernatore della città di Kerman – rilanciato dalla tv di Stato – ha parlato subito di “attacco terroristico“. Tuttavia finora nessun gruppo ha rivendicato la responsabilità delle esplosioni. Proclamata per domani una giornata di lutto nazionale in seguito alla strage.
“Stiamo effettuando indagini”, la risposta “sarà decisa e forte” e avverrà “nel più breve tempo possibile” e “i colpevoli riceveranno un duro schiaffo in faccia”, ha detto il ministero degli Interni iraniano, Ahmed Vahidi. “Ora a Kerman – ha aggiunto – tutto è sotto il controllo delle forze di sicurezza”.
Ma secondo Teheran non ci sono dubbi. “I terroristi dietro l’esplosione nel cimitero di Kerman sono mercenari di potenze arroganti (Stati Uniti e suoi alleati ndr) e saranno certamente puniti”, ha detto il capo della magistratura iraniana, Gholamhossein Ejei, citato da Irna. “Israele è sicuramente uno dei responsabili” ha affermato il deputato iraniano Hossein Jalali.
Il presidente iraniano Ebrahim Raisi ha condannato l’attacco: “Gli autori di questo atto vigliacco saranno presto identificati e puniti”, ha detto in una nota.
Qassem Soleimani morto a 62 anni, figura chiave del regime iraniano, era considerato l’architetto delle operazioni militari iraniane in Medio Oriente. Dopo aver prestato servizio nella guerra Iran-Iraq del 1980-1988, Soleimani salì rapidamente di grado, diventando infine capo della Forza Quds delle Guardie Rivoluzionarie, responsabile delle operazioni esterne della Repubblica Islamica. La Repubblica islamica dell’Iran, dopo la sua morte, dichiarò tre giorni di lutto nazionale.
Il capo del pronto soccorso sanitario di Kerman ha aggiunto che i due ordigni esplosivi sono stati fatti esplodere lungo la strada che porta al mausoleo del compianto generale, vicino alla moschea Saheb al-Zaman, di Kerman, città religiosa conservatrice a maggioranza sciita, con una piccola minoranza zoroastriana. Alcuni pellegrini sarebbero morti schiacciati nella folla dopo le deflagrazioni. L’agenzia di stampa iraniana “Mehr” ha riferito che i due ordigni sono stati fatti esplodere utilizzando telecomandi a cinque-dieci minuti l’uno dall’altro. La prima esplosione è avvenuta a 700 metri e la seconda a un chilometro di distanza dal cimitero.
Il presidente turco Recep Tayyip Erdogan è stato il primo leader internazionale a inviare le proprie condoglianze al popolo iraniano “amico e fratello” dopo “l’orrendo attacco terroristico” avvenuto oggi. Lo riporta l’agenzia di stampa turco Anadolu. Subito dopo è arrivato anche il messaggio del presidente russo Vladimir Putin: “Le uccisioni di civili mentre visitano un cimitero sono scioccanti per crudeltà e cinismo”, “condanniamo con forza il terrorismo in ogni sua forma e manifestazione e riaffermiamo il nostro impegno a combattere senza compromessi questo male”, riferisce l’agenzia Ria Novosti.
“Questa mossa codarda non farà altro che rafforzare l’unità della Ummah, in arabo comunità, islamica e la loro fede nella resistenza”, si legge in un comunicato di solidarietà da parte della Jihad islamica palestinese rivolto alla Guida suprema Khamenei.