Ampia e articolata è la riflessione di Papa Francesco sul conflitto ucraino. Interpellato sul coraggio della bandiera bianca e della resa, il Papa risponde che “è più forte chi vede la situazione, chi pensa al popolo, chi ha il coraggio della bandiera bianca, di negoziare. E oggi si può negoziare con l’aiuto delle potenze internazionali. La parola ‘negoziare’ è una parola coraggiosa. Quando vedi che sei sconfitto, che le cose non vanno, occorre avere il coraggio di negoziare. Hai vergogna, ma con quante morti finirà? Negoziare in tempo, cercare qualche Paese che faccia da mediatore. Oggi, per esempio nella guerra in Ucraina, ci sono tanti che vogliono fare da mediatore. La Turchia si è offerta per questo. E altri. Non abbiate vergogna di negoziare prima che la cosa sia peggiore”.
Il negoziato non è mai una resa. È il coraggio di non portare il Paese al suicidio. Gli ucraini, con la storia che hanno, poveretti, quanto hanno sofferto al tempo di Stalin…
Quindi, ancora nel contesto della geopolitica internazionale, una domanda sulla risposta dei potenti della terra quando si sottolinea la necessità della pace. “C’è chi dice, è vero, ma dobbiamo difenderci… E poi ti accorgi che hanno la fabbrica degli aerei per bombardare gli altri. Difenderci no, distruggere. Come finisce una guerra? Con morti, distruzioni, bambini senza genitori. Sempre c’è qualche situazione geografica o storica che provoca una guerra… Può essere una guerra che sembra giusta per motivi pratici. Ma dietro una guerra c’è l’industria delle armi, e questo significa soldi”.