Speranza
Lo abbiamo sentito tutti per mesi, anzi per un anno intero: tachipirina e vigile attesa. Illustri esperti, qualcuno con ville che mostrano i reali vantaggi del vaccino, ci hanno detto a profusione che quella era la strada corretta. Infiniti annunci sulle Tv e articoli sui giornali ci hanno bombardato con questo slogan e hanno continuato a farlo anche quando si è scoperta la vera azione del covid e che gli antinfiammatori, al limite la semplice aspirina, sarebbero stati assai più efficaci durante la vigile attesa, come profilassi casalinga. Anzi ricordo persino di aver sentito uno di questi esperti col camice bianco, invece di quello a righe assai più adatto a personaggi di questa risma, difendere accanitamente il paracetamolo (questo è il principio attivo, Tachipirina è solo un nome commerciale) proprio perché ha una piccola attività antinfiammatoria che invece non esiste, e riconoscendo con questa bugia l’errore commesso. Ebbene il responsabile di tutto ciò, l’ex ministro della sanità Speranza, ora fa abiura e dice che la singolare “non terapia” non era un prodotto del suo ministero e dei suoi “esperti”, bensì un’invenzione dei no vax. Sì proprio quelli che non avevano voce in capitolo e che sono stati in ogni modo censurati, sarebbero però stati in grado di mettere in piedi una massiccia campagna in questo senso.
Dicendo questa immonda bugia, che proprio non ha senso e che fa affidamento alla memoria da pesce rosso degli italiani oltre che al loro granitico non voler sapere, Speranza cerca di allontanare da sé un calice che si farà sempre più amaro negli anni a venire quando, man mano, la cabala pandemica emergerà come il cadavere dell’annegato dalle profondità del mare di menzogne. Ma allo stesso tempo e in maniera inequivocabile denuncia se stesso e la propria azione riconoscendola come inefficace, erronea se non in certi casi letale. Sembra il pallido delinquente di Nietzsche che non è nemmeno all’altezza dei suoi atti.
Zelensky
Ma c’è un altro bugiardo, di carattere diverso, che imperversa in questi giorni ed è il duce di Kiev che intende svendere a Trump tutte le risorse minerarie dell’Ucraina, visto che il neo presidente americano vorrebbe 500 miliardi in terre rare per risarcire gli Usa di ciò che hanno speso in armi e finanziamenti. Sono le solite boutade trumpiane, come quella di “Gaza Riviera” che è riuscita a suscitare una forte opposizione generalizzata in Medio Oriente, al posto della rassegnazione malcelata di gran parte del mondo arabo. In questo caso però Zelensky sta giocando nel torbido, perché la maggior parte delle risorse su cui Trump vorrebbe mettere le mani si trova nei territori già conquistati dalla Russia e ciò che rimane è già stato in gran parte venduto a uomini di affari e gruppi multinazionali.
In pratica Zelensky, per salvare se stesso, sta nello stesso tempo derubando gli ucraini delle loro risorse e accordando agli Usa ciò che non possiede visto che una gran parte è in territorio russo e ciò che ancora rimane sul proprio territorio effettivo, non è nelle sue disponibilità perché durante gli ultimi 30 anni, tutti i permessi per le aree commercialmente interessanti sono già stati distribuiti. Come dice il presidente del Comitato per le finanze e la tassazione del parlamento di Kiev, Danil Hetmantsev “non abbiamo nulla o quasi nulla da offrire ai nostri partner “. Ma ha anche aggiunto, a dimostrazione che Zelensky è un uomo in bilico e molte cose fermentano in Ucraina, che la questione prioritaria ora è quella di controllare tutti i depositi minerari e restituirli alla popolazione “indipendentemente dagli interessi degli Stati Uniti o di altri partner”. L’uomo eletto grazie a una serie televisiva che ne faceva un servitore del popolo in questo momento lo sta derubando, mentre sta truffando quello che dovrebbe essere il suo più importante sponsor. E per giunta mettendo le possibili basi per un conflitto nucleare
a voi la scelta