Nel centrodestra si fanno i primi passi per il nuovo governo. L’incontro tra Giorgia Meloni e Antonio Tajani è servito per un primo giro d’orizzonte, a partire dal tema dell’elezione dei presidenti delle Camere, anche se nell’incontro non si sarebbero fatti nomi, hanno spiegato fonti di FI, neanche riguardo all’esecutivo. “Lavoriamo per l’Italia”, si è limitato a dire l’ex presidente del Parlamento europeo.
Una delle ipotesi sul tavolo – riferiscono fonti parlamentari del centrodestra – è che possano esserci due vicepremier, lo stesso Tajani e il segretario della Lega Salvini. I primi tasselli riguardano proprio le cariche di Montecitorio e palazzo Madama, con Calderoli e La Russa – più il primo che il secondo – che potrebbero succedere alla Casellati.
Il presidente di Fdi non avrebbe escluso uno schema che possa assegnare una Camera all’opposizione.
Il vicepresidente di FI è tra i ‘papabili’ per quanto riguarda il dicastero degli Esteri mentre sarebbero in calo le quotazioni per la presidenza della Camera. Tre ministeri a Forza Italia? “Spero anche quattro…”, ha detto quest’ultimo.
Ma sui nomi resta il totale riserbo, a partire dal Viminale, la Lega continua a sperarci, Salvini punta a un dicastero di peso, parlerà con Meloni e la prossima settimana ci sarà un congresso federale della Lega proprio su questo tema. Per il sostituto di Di Maio tra i possibili candidati anche Pontecorvo, per gli Interni pure Piantedosi.
Figure di spicco del centrodestra (da Rixi a Stefani e Bongiorno per la Lega, da Bernini a Ronzulli e Cattaneo per FI, da La Russa a Rampelli, da Nordio a Urso per Fdi) potrebbero far parte della squadra mentre per quanto riguarda i dicasteri chiave resta in piedi l’eventualità che al Mef possa andare un tecnico.
Il presidente di Fdi sta studiando anche i dossier sul tavolo, a partire dalla legge di bilancio che entro il 15 ottobre dovrà essere inviata a Bruxelles. Potrebbe già arrivare un primo passaggio della revisione del reddito di cittadinanza con Fdi che punterà intanto ad un cambio del sistema dei controlli per capire chi ha diritto al sussidio e chi no e poi alla modifica dei criteri legati alle politiche attive sul lavoro.